Tappe del viaggio: Sydney – Canberra – Wlisons Promontory National Park – Melbourne – G.O.R. – Adelaide – Coober Pedy – Alice Springs – Uluru&The Olgas – Perth – Byron Bay
In circa 30 giorni vogliamo attraversare, con un mezzo motorizzato, il continente australiano da est verso ovest, dalle coste dell’Oceano Pacifico a quelle dell’Oceano Indiano, da Sydney a Perth, toccando il deserto centrale, cuore caldo e vibrante dell’Australia. I chilometri da percorrere sono circa 10.000! Sia per il nostro benessere psico-fisico, sia per dare un senso autentico al viaggio, usciamo dalle logiche frenetiche del “dobbiamo vedere”: ci accorgiamo presto che la parola “frenesia”, coltivata nella quotidianità occidentale, fortunatamente non è approdata la prima volta insieme all’ammiraglio Cook, né si è insediata dopo anni e anni di migrazioni nella terra degli Aussie (diminutivo-slang per “Australians”). Qui è un’altra la parola che pulsa, una parola che ingloba giorni ed energie: “distanza”. Ansia del turista, compagna del viaggiatore. Una vacanza che prima di diventarlo è già distanza. Una distanza che, per essere vacanza, deve trovare una dimensione soggettiva nella strada percorsa.
Costi e organizzazione
Per organizzare il viaggio in Australia partiamo dal volo: il consiglio è dare un’occhiata alle diverse offerte delle compagnie aeree su comparatori di voli almeno sei mesi prima della data prevista per la partenza. In questo modo si ha la possibilità di seguire senza fretta le fasi della burocrazia del visto e di risparmiare anche qualche soldino sul costo del biglietto da investire poi in territorio australiano. Ci sono offerte di diverse compagnie europee e asiatiche, oltre alla più famosa Qantas (la compagnia di bandiera australiana), la maggior parte delle quali fa almeno uno scalo tecnico in uno degli aeroporti asiatici prima di atterrare a scelta tra Sydney, Melbourne o Perth – e non è una scelta da poco perché sono le capitali di tre stati differenti che offrono altrettanti approcci diversi al viaggio. Ideale sarebbe atterrare a Sydney o Perth, in quanto estremi del percorso di cui scrivo, ma anche facendo scalo a Melbourne dopo il volo intercontinentale, si può raggiungere una della altre due capitali con un volo interno relativamente economico e di breve durata. Il volo, a seconda della destinazione, è sempre intorno alle venti ore. Per cui jet-leg rules! Oltre ad un gigantismo geografico (immaginate che sorvolerete metà della circonferenza terrestre) non si sfugge a un considerazione temporale: la vacanza non può durare meno di un mese. A difesa e sostegno di questo nobile e chilometrico intento vacanziero, il visto turistico ha una durata di 3 mesi! E una volta atterrati se ne comprenderà appieno il senso: l’Australia è un continente, e la portata mentale di questa idea segue ogni sguardo all’orizzonte in cerca della traccia di una presenza umana, ogni volta che si ascolta il rumore fondo delle onde oceaniche, ogni volta che si contemplano i giochi di nuvole al tramonto, ogni volta che la fronte si corruccia dubbiosa per l’accento sorridente e incomprensibile degli Aussie.
Prima di partire, da leggere e da vedere
In quanto esperienza di un viaggio “on the road”, il primo libro che consiglio è Cloudstreet, un romanzo, a mio parere il migliore, di Tim Winton (1991; Fazi, Roma 2003), giusto per non citare in prima posizione il famosissimo Le vie dei canti di Bruce Chatwin (1987 The Songlines; Adelphi, Milano, 1995). A livello cinematografico, evitando le produzioni americanizzate quali Mad Max, Interceptor, Mr. Crocodile Dundee e Moulin Rouge, consiglio alcuni film degli ultimi anni che hanno esplorato le numerose sfaccettature del paese, a partire dalle storie indigene, quali The Tracker di Rolf De Heer, Beneath Clouds di Ivan Sen, premiato come opera prima al festival di Berlino e La generazione rubata di Phillip Noyce.
Il viaggio in Australia di Thomas ha inizio. La prima tappa è Sydney »