Lascio sempre scegliere ai miei ospiti il luogo che ritengono più adatto per farsi intervistare. Cremona mi ha dato appuntamento qui, su una panchina degli eleganti giardini di Piazza Roma. Mi piace arrivare sempre un po’ prima rispetto all’orario concordato e godermi il piacere dell’attesa. Ho passeggiato un po’ e ho scoperto la storia di questi giardini, che sorgono nel luogo in cui fino al 1868 sorgeva la basilica di San Domenico, dove nel 1737 venne sepolto Antonio Stradivari, illustre liutaio che ha reso famosa questa bella città lombarda. La pietra tombale venne rinvenuta durante le demolizioni della basilica, ne venne fatta una copia in bronzo e collocata proprio qui, tra i fiori. Mi siedo, in attesa, godendomi lo spazio verde intorno e sperando di poter vedere il codirosso che si dice nidifichi solo nei più antichi parchi cremonesi. Si riconosce per le ali molto lunghe e il vivace color ruggine delle piume dei fianchi e della coda che muove ripetutamente in su e in giù, quasi come un tic. Mentre mi perdo tra le chiome degli alberi, arriva la mia ospite. Come speravo non smentisce il suo carattere accogliente e semplice, alla mano, tipico di una città della pianura, forgiata dalle acque del fiume e dal lavoro del terra. Ci scambiamo un ampio sorriso e cominciamo.
Partiamo dalla domanda a cui un viaggiatore cerca subito risposta, perché offre il pretesto per partire. Cosa si può ammirare tra le tue vie? Cosa c’è da vedere?
Che domande, tutto c’è da vedere! E c’è un luogo ideale da cui farsi un’idea di questo tutto: il Torrazzo, la torre campanaria della cattedrale. È alto 112 metri, come un palazzo di trenta piani, se riesci a domare le scale, dalla cima puoi godere di un panorama mozzafiato sulle mie due anime, quella urbana del centro storico e quella naturalistica del fiume Po. Il Torrazzo si trova nel mio punto più alto e insieme alla Cattedrale di Santa Maria Assunta e al Battistero danno vita al mio polo religioso e alla piazza del comune, il mio cuore.

Ci sono passata poco fa e mi è sembrata un bel salotto urbano, accogliente e ospitale.
Lo è! Come ti dicevo i suoi protagonisti sono il Torrazzo, il Battistero e la Cattedrale, l’edificio religioso più importate, che domina incontrastata la scena della piazza. Un’opera straordinaria, ci hanno messo secoli a farla così bella. A quanti artisti e a quanti artigiani ho dato ospitalità! È stata edificata nei primi anni del XII secolo, ma la sua bellezza attuale, che la rende uno dei più affascinanti esempi di architettura religiosa di tutto il settentrione italiano, è il risultato di secoli e secoli di aggiunte e modifiche. Per esempio l’iconica facciata in marmo bianco, con le logge, il rosone, il frontone è stata completata nel Cinquecento, così come gli affreschi che portano la firma di Boccaccino, Bembo, Melone, Romanino. Secoli straordinari quelli, c’era un fermento incredibile. Anche l’altro edificio che si affaccia sulla piazza risale al Medioevo, è il Palazzo Comunale che, costruito nel 1206 secondo le caratteristiche tipiche del broletto lombardo, è stato fin da subito, con la Loggia dei Militi, il fulcro della mia vita. Una delle sale che ti consiglio assolutamente di visitare è la Sala dei Violini nella quale sono custoditi i migliori esemplari costruiti dai miei liutai.
Ecco, sei conosciuta nel mondo proprio per questo, per aver dato i natali all’inventore del violino, Antonio Stradivari. Cosa ricordi di lui?
Se sia stato lui l’inventore del violino non lo so, anzi so che c’è una diatriba aperta con la vicina città di Brescia e il suo Gaspare da Salò, ma di una cosa sono certa: io, senza Stradivari, non sarei la stessa. Era il 1680 quando aprì la sua bottega proprio qui, affacciata su Piazza Roma che all’epoca si chiamava piazza San Domenico. Erano anni bui per me, la peste del 1630 aveva decimato la mia popolazione, e ancora non c’erano segnali di ripresa. Però poi Antonio ha aperto la sua bottega e lì è rimasto fino alla fine dei suoi giorni, producendo strumenti incredibili, non solo violini, credo qualcosa come 1100 strumenti di cui 650 sono ancora esistenti. Lo osservavo spesso chino sul banco di lavoro, intento a cercare la vernice e la curva perfetta. Non so cosa sia stato, forse quella sua meticolosità o la qualità del legno, fatto sta che i suoni che uscivano da quella bottega erano divini. E da allora la mia fama è cresciuta, anche oggi la gente arriva da ogni parte del mondo per vedere da vicino questa meraviglia. E’ anche possibile visitare, su prenotazione, alcune botteghe, per assistere alle fasi della lavorazione, te lo consiglio! Così come ti consiglio di visitare il Museo del Violino che, oltre a raccogliere tutto ciò che ruota intorno al magico mondo di questo strumento, permette di ascoltarne e goderne la voce unica, grazie a strutture tecnologicamente all’avanguardia, come l’auditorio che sembra una scultura e vanta un’acustica perfetta.
Possiamo dire che le tue vie siano casse di risonanza per queste vibrazioni straordinarie, chissà che meraviglia essere percorsi da una musica tanto straordinaria.
E non è l’unica. Non ti ho detto che nel Torrazzo, dal 1744, sono presenti ben sette campane che al rintocco sorprendono con un concerto il la bemolle. Ogni campana è stata dedicata ad un santo e ovviamente non manca neanche quella dedicata al mio patrono, Sant’Omobono.
Questo racconto mi ha risvegliato i sensi, continuiamo così allora, ad esplorarli. Dimmi, qual è il tuo sapore preferito.
Senza alcun dubbio quello della mostarda. I miei artigiani culinari la fanno con frutta mista a pezzi grossi, immersa in uno sciroppo di glucosio insaporito con la senape, è fantastica abbinata ai formaggi tipici locali o al gran bollito alla cremonese che vanta un protagonista d’eccezione: il cotechino vaniglia, un nome che trova giustificazione nel suo sapore tipicamente dolce. Quando le tavole si imbandiscono non si può far altro che fermare tutto e godere di questi sapori.
A proposito di banchetti ti devo proprio raccontare questa storia. Il 25 ottobre del 1441 c’è stato il matrimonio tra Bianca Maria Visconti e il suo compagno Francesco Sforza. A quel tempo ero una delle città più potenti e popolose dell’Italia settentrionale, per questo il matrimonio fu un evento straordinario che richiamò reali e potenti da tutta Italia. Così, per commemorarlo al meglio, i migliori pasticceri si diedero da fare per preparare un dolce modellato secondo la forma del Torrazzo. Cosa inventarono? Il torrone. Fu un successo clamoroso, da allora veniva regalato alle personalità politiche delle altre città come segno di benvenuto e per agevolare i negoziati. Però la perfezione del dolce si è raggiunta solo nel 1836, quando in una via del centro ha aperto la bottega Sperlari i cui pasticceri hanno fatto un miracolo, perché nel 1400 la ricetta non prevedeva l’utilizzo dell’albume, era più simile ad un croccante, oggi invece la sua pasta di albume e miele lo rende davvero unico e apprezzato in tutto il mondo. Dovrai tornare a fine novembre, gli ultimi due fine settimana del mese facciamo un grande festa in onore del torrone, non puoi perdertela, il profumo di miele e mandorle tostate è inebriante, mi sembra di trasformarmi nel paese dei balocchi.
Non mancherò. Per chiudere questo incontro ti chiedo un accenno a un elemento a me molto caro, che credo sia anche per te un compagno fidato, il Po.

Sì, hai ragione, è un compagno fidato, stiamo così, appoggiati l’uno all’altro da secoli. I romani mi fondarono qui proprio per questo, vicino al fiume, in un’area pianeggiante e fertile. Il mio è uno dei maggiori porti fluviali del Po. Da questo fiume ho imparato la tranquillità e l’eleganza, è lui che fortifica il mio rapporto con la natura e che mi ricorda la mia fragilità, perché nei periodi di piena c’è poco da aggrapparsi alle certezze, se vuole spazza via tutto. Ad ogni modo una delle attività migliori per poter apprezzare l’anima del Po è la bicicletta oppure la canoa. La maggior parte delle rive del fiume infatti sono percorse da piste ciclabili e i circoli canottieri sono numerosi, organizzano attività anche per neofiti.
Ora scusami ma devo andare, l’orologio astronomico del Torrazzo segna le tre, ho un appuntamento per un caffè sotto ai portici della Piazza del Comune. Arrivederci, spero.
Sì, ci vediamo presto. Grazie per il tempo dedicatomi, è stata una bella chiacchierata!
Mi alzo e mi faccio condurre dalle parole di Cremona, percorro le trame delle sue vie, vedo le piazze e le vetrine delle botteghe dei liutai, seguo i profumi delle pasticcerie e dei caffè, fino al Po ad ascoltarlo scorrere imperterrito.
DOVE DORMIRE A CREMONA: B&b Il Torrazzo
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