Corsica: le spiagge e i panorami di Capo Corso

Bastia, uno dei principali scali marittimi della Corsica, nonché seconda città dell’isola, si inserisce con i primi raggi dell’alba nelle finestre un po’ appannate del traghetto veloce, che con il sole a poppa si appresta ad entrare nel bacino portuale, dopo una placida traversata notturna da Savona.

Il silenzio del centro abitato addossato ad una scogliera a picco sul mare esalta ancora di più il profumato benvenuto della vegetazione mediterranea caratteristica di tutta l’isola, il maquis; promessa di un viaggio che comincia appena oltre la città, verso nord, controcorrente rispetto alle maggior parte delle vetture appena attraccate, che prendono la direzione opposta.

Cap Corse è una penisola-microregione lunga 40 km e larga circa 10 km molto marcata per conformazione geografica e naturalistica (da molti soprannominata “Il dito”), apprezzata soprattutto per non essere la classica terra di conquista delle orde turistiche d’agosto. Ecco perché, decido di guidare lungo il suo periplo da est a ovest (essendo scarsi i mezzi pubblici è consigliata una macchina o una moto).

La strada provinciale lungo il lato est si estende lungo la costa, a volte appena sopra il livello del mare, altre lambendo le piccole spiagge di sabbia che precedono i paesini di poche case di villeggiatura in stile liberty mischiate a quelle di mattoni dei pescatori; il risultato è un senso di accoglienza sorniona che non cede agli eccessi di lusso pomposo.

Corsica
Foto di Thomas Ronchetti

La prima sosta è nel bar di Erbalunga (non aspettatevi troppi nomi francesi) per un caffè e un croissant quasi sicuramente arrivato dal fornaio poco lontano, seduto a un tavolino sotto una quercia. Sarà l’ora, sarà la luce, sarà il silenzio, sarà il croissant che si sfalda beato in bocca, di fatto non faccio che guardarmi intorno domandomi se tutto l’anno si respira questo senso di intima leggerezza, o è un lusso che solo i turisti desiderosi di esso riescono ancora a percepire. Le viuzze anguste e ombrose che mi conducono a un piccolo porto che dà riparo a poche barche colorate non può che aumentare la mia perplessità.

Dopo circa una mezz’ora di guida, superando altri paesini molti simili e poche strutture turistiche di camping lungo il lato interno della strada raggiungo Macinaggio (Macinaghju), dove decido di piazzare la tenda nel campeggio U Stazzu, che offre parcheggio gratuito e piazzole economiche sotto gli ulivi, a 200 metri dalla spiaggia di sabbia bianca appena a nord del piccolo centro abitato. La scelta è azzeccata sia perché il simpatico proprietario conduce con la famiglia l’attività di campeggio e di centro ippico, sia perché a 15 minuti a piedi lungo una pista sterrata (in cui ahimè si entra anche con la macchina, volendo) c’è la spiaggia più bella di Cap Corse: Plage de Tamarone, dove la giornata passa all’insegna di una maratona di bagni nel tiepido colore smeraldo. La sera in paese si crea una sorta di mini movida tra i turisti che entrano nei ristoranti di fronte al porticciolo e quelli che assistono alle partite di petanc nella minuscola piazzetta ad angolo tra l’alimentari, il fornaio e la rosticceria.

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Il secondo giorno decido di completare il giro del “dito” svegliandomi presto e continuando lungo la provinciale che improvvisamente taglia verso ovest, allontananosi dalla costa nord (la punta estrema), raggiungibile da un bivio con indicazioni per Barcaggio, che decido di seguire. Scelta azzeccata vista la bellezza delle spiagge selvagge ai piedi della vegetazione di maquis che sembra quasi entrare in mare, nonché il fascino del porticciolo di pescatori dai colori sbiaditi di arancio e pesca delle case, delle reti stese ad asciugare e delle barchette tirate a riva. L’unica nota è la strada molto stretta che obbliga a rallentare quando due auto si incontrano in senso opposto. Nota non negativa visto che anche qui riscopro il piacere di passeggiare ed entrare nei negozi senza la minaccia di stare in fila per più di un minuto. Nota assolutamente positiva, invece, il menù speciale di tutti i ristoranti: astice e ostriche! Io suggerisco di sedersi al U Pescadore, quasi un capanno che troneggia proprio sulle barche ormeggiate.

Nel pomeriggio il viaggio prosegue finalmente lungo il lato ovest, dove però mi accorgo che lo stato del manto stradale è un po’ meno curato, ma viene compensato dalla salita di quota e dal panorama che domina quasi in verticale su calette rocciose e fondali di mille sfumature, su cui ormeggiano poche barche. La strada tra Centuri e Marine d’Albo prosegue alta sul livello del mare, qui i paesini sono meno frequenti, ma ci sono 3 biforcazioni che deviano verso l’interno, permettendo a chi voglia tornare tra i boschi, di traversare “il dito” verso il litorale est, riscoprendo un cenno appena del volto meno famoso ma autentico della Corsica, quello “della terra” dei suoi profumi, e dei suoi paesaggi inaspettatamente aspri.

Aspettando il tramonto mi fermo a Nonza (poco più a sud termina il giro di Cap Corse), un paesino che nella luce rosea appare da lontano come un miraggio di architettura sospesa su un picco roccioso, che dalla cima di una torre genovese vola in picchiata per più di 100 metri su una spiaggia di ciottoli neri. Per stiracchiare le gambe niente di meglio che visitare la fresca chiesa di pietra tinta di giallo e rosso, dedicata a Sante Julie, e raggiungere il baratto poco lontano dove salutare il rosa del cielo con un bicchiere di rosé locale, degna conclusione del tour.

Salute! (non Cin Cin!)

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