Cineturismo a Ferrara con De Sica, Vancini e Antonioni

C’è un quieto piacere nel riconoscere i luoghi ripresi in un film. Grazie ad alcune pellicole della storia del cinema ne può fare esperienza chi conosce Ferrara, città emiliana adagiata sulla sponda meridionale del Po. Il centro storico vanta un importante passato rinascimentale ed è stato dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.

A Ferrara sono vissuti e hanno svolto la propria attività Torquato Tasso, Ludovico Ariosto, Paracelso, Niccolò Copernico, Tiziano, Andrea Mantegna, Pietro Bembo e Giovanni Pico della Mirandola. Sarà questo retaggio ad aver reso Ferrara anche la patria di autori del cinema come Michelangelo Antonioni (1912 – 2007) e Florestano Vancini (1927 – 2008). Al primo si deve la regia di due film di ambientazione ferrarese: Cronaca di un amore (1950) e Al di là delle nuvole (1995). Di Vancini è La lunga notte del ’43 (1960)

Ferrara e Michelangelo Antonioni

Cronaca di un amore del 1950 è l’esordio di Antonioni nella direzione di un lungometraggio. La macchina da presa segue l’investigatore privato che a Ferrara indaga su Paola, moglie di un ricco industriale milanese. La donna ha lasciato improvvisamente la città dopo la morte di un’amica in un incidente. Una melodia pensosa accompagna i passi decisi del detective lungo corso Ercole I d’Este, di fronte alla facciata di Palazzo Prosperi Sacrati.

Ferrara diviene teatro di un passato di ricordi inquieti, in cui la giovane spensieratezza è adombrata dalla guerra. Il gruppo di amici di Paola si trovava a suonare e a ballare sotto i portici, racconta uno dei personaggi. Allo stesso tempo, le immagini mostrano una città tranquilla sulla soglia degli anni cinquanta, con le strade poco affollate, percorse a piedi dai più, da alcuni in bicicletta.

Al di là delle nuvole del 1995 è invece suddiviso in quattro episodi. Quello ferrarese è girato tra il centro storico e Comacchio, caratterizzato dal territorio lagunare, nei pressi del delta del Po. I due protagonisti si incontrano in Piazza del Municipio e passeggiano davanti alla cattedrale fino al Castello Estense, dove si prendono per mano e iniziano a correre lungo Corso Martiri della Libertà. Qui Ferrara è avvolta nella foschia. I colori sono incupiti dal grigio. Il rosso dei mattoni del Castello sono smorzati, spenti, come inibiti. E così trattenuta e insoddisfatta rimane la passione dei due protagonisti, che non fanno l’amore per vivere di desiderio.

Ferrara e Florestano Vancini

In La lunga notte del ’43 (1960) Florestano Vancini mette in scena un racconto tratto dalla raccolta Cinque storie ferraresi di Giorgio Bassani, scrittore che visse a Ferrara infanzia e adolescenza. I portici di Piazza Ariostea sono teatro dei baci di Anna Barilari e Franco, figlio di uno degli antifascisti che nella notte vengono assassinati davanti al muretto del Castello Estense. Il film racconta l’eccidio del 15 novembre 1943, quando undici oppositori del regime vennero fucilati. Oggi una lapide lungo il perimetro del fossato commemora il tragico evento.

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La lunga notte del ’43

Di Vancini è pure Amore amaro del 1974, un film che affronta il tema di una passione impossibile, la relazione tra una vedova di trentacinque anni e un giovane studente. La tintoria del ragazzo è in via Cammello, dove si trovano anche i resti delle case turrite della famiglia nobile dei Giocoli, al servizio degli Estensi nel XII secolo, di parte guelfa. Le immagini della pellicola riportano in Piazza Ariostea quando la scena si sposta nei pressi dell’abitazione della donna.

Il Romanzo di Ferrara

Il Romanzo di Ferrara è la raccolta delle opere di Bassani dedicate alla città e ambientate nel ventennio fascista e negli anni cinquanta. Due film, tratti dai romanzi omonimi, arricchiscono significativamente la storia del cinema.

Il Ghetto Ebraico fa da sfondo alle vicende del film Il giardino dei Finzi Contini (1970) di Vittorio De Sica. I personaggi si muovono nelle sue strade medioevali, tra via Mazzini, via Vittoria e via Vigna Tagliata. Davanti alla Sinagoga che oggi ospita il Museo Ebraico, in via Mazzini 95, si svolge un incontro tra Giorgio e Micol, protagonisti del primo film, che si sono conosciuti alle mura nei pressi del cimitero ebraico.

Gli occhiali d’oro, film del 1987 di Giuliano Montaldo riconduce ancora una volta ai portici di piazza Ariostea, nella scena in cui Davide raggiunge di corsa il dottor Fadigati. Siamo nell’Italia del 1938 ed entrambi i personaggi vengono isolati dalla violenza fascista, uno perché ebreo, l’altro in quanto omosessuale.

Dove dormire. In centro storico, vicino a piazza Ariostea e al Castello Estense, c’è l’incantevole Alchimia con ampie camere e ottima colazione inclusa.

Come arrivare. In treno sono molto frequenti i collegamenti da Bologna, con un tempo di percorrenza variabile tra 20 e 50 minuti a seconda della tipologia di treno.

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