[alert type=”success” dismiss=”no”]Questo articolo è una tappa del viaggio di Thomas in Malesia. Leggi l’itinerario completo qui »[/alert]
Dopo i primi giorni di assestamento a Kuala Lumpur sbilanciati tra shopping tecnologico e pasti tradizionali, tra accenni di giungla e scorci dalla sopraelevata, si fa strada la necessità e la voglia di incontrare un po’ più in profondità la vita malese.
Soluzione ideale è un viaggio in treno, direzione nord, lungo l’antica linea ferroviaria, una volta destinata al trasporto industriale dei metalli, oggi riconvertita e gestita bene dalla società KTM, lungo il tratto che collega Singapore alla Thailandia. Il treno espresso parte da KL Sentral, destinazione Ipoh, una cittadina di medie dimensioni in cui trovare una coincidenza di autobus verso l’altipiano delle Cameron Highlands.
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Il viaggio in treno di poche ore passa con gli occhi incollati al finestrino, dalla periferia di Kuala Lumpur alla campagna pianeggiante che in qualche modo mi ricorda la pianura padana per la sua alternanza di coltivazioni di riso, paesini a ridosso di moschee e capannoni agricoli. Ci pensano le palme da olio e gli alberi di rambutan e mango a ricordarmi che siamo in zona tropicale.
L’arrivo nella stazione di Ipoh contrasta violentemente con la partenza da Kuala Lumpur per la quiete delle banchine e l’orizzonte privo di grattacieli; si respira proprio aria di natura a guardare la linea della valle tagliata in verticale da spuntoni calcarei ricoperti da fitta vegetazione, alle cui spalle troneggiano ripide colline di un verde ancora più scuro. Ipoh infatti è famosa per le numerose grotte naturali ritenute un’importante fonte di spiritualità, tanto che le più grandi ed utilizzate per la meditazione sono diventate nel corso degli anni templi visitati quotidianamente e raggiungibili con gli autobus locali o con una corsa economica di taxi, proprio come Kek Lok Tong Temple Cave.
Sam Poh Tong, situato a pochi chilometri a sud di Ipoh è il tempio rupestre più grande della Malesia; vicino al giardino ornamentale molto scenografico e al laghetto nel quale i fedeli liberano le tartarughe come pratica per riequilibrare il karma, si trova una statua del Buddah, reclinato tra altri vasi più piccoli. Un tempio fuori dall’itinerario più battuto e quindi molto più tranquillo e meditativo è il Gua Kok Look Tong, nella cui enorme grotta centrale si trova una statua del grasso Buddah cinese della Felicità Futura in compagnia di tre Bodhisattva. Il tempio è raggiungibile in taxi, ma la corsa è più lunga e da contrattare, oppure partecipando a delle gite organizzate.
Per rilassarsi, consiglio una visita al centro storico coloniale di Ipoh pieno di ristoranti locali tradizionali che offrono: curry mee (combinazione di noodles e riso in un brodo ricco e piccante servito con pollo maiale e gamberetti) e a yam tauge (pollo bollito con germogli di fagioli locali e noodles o riso). Un ottimo pranzo da Xin Quan Fang a compenso di una discreta attesa passata a programmare il viaggio nei giorni successivi.
Nel primo pomeriggio dopo una breve corsa di taxi alla nuova stazione degli autobus (non è la stessa dei treni) si osserva di nuovo il paesaggio scorrere fuori dal finestrino e salire in quota. La giungla diventa protagonista insieme alle basse nuvole cariche di umidità mentre la strada serpeggia lenta fino all’apparizione dall’alto di una vallata in cui la tonalità del verde improvvisamente si schiarisce e pare brillare giovane e vigorosa tra i riflessi di luce delle nuvole che si aprono. Il caos della natura primigenia della giungla improvvisamente trova una sistemazione ondulata e costante nelle linee delle piantagioni di tè, attività economica fondante della zona.
Le Cameron Highlands sono proprio questo: uno sconfinato campo di tè rubato e custodito con il duro lavoro alla giungla; i piccoli centri abitati danno ospitalità sia ai turisti (in smisurati alberghi di dimensioni faraoniche che stonano sproporzionatamente con il paesaggio) sia ai lavoratori (a maggioranza cinese) che vivono in costruzioni basse attorno ai molti ristorantini ed empori alimentari gestiti da cinesi. Sembra proprio che la comunità cinese qui abbia spodestato quella malese, che ritrovo solamente tra i taxisti che fanno la spola tra i due centri Tanah Rata e Brinchang (non a caso un nome malese e uno cinese) e le guide forestali che dirigono le visite alle piantagioni e alle colline circostanti.
Passata la prima delle due notti nel lodge KRS Pines, pulito ed economico, al cui esterno la mattina presto trovo un gruppo di vecchietti cinesi in tuta intenti a fare tai chi mentre in sottofondo il canto del muezzin echeggia in tutta la valle (una delle immagini più forti che questo viaggio mi abbia regalato), prendiamo parte ad una comitiva su fuori strada per un tour delle Cameron Highlands organizzato da Eco Cameron, così suddiviso: visita con un ranger ad una torre di osservazione in cima al colle più alto della zona e breve passeggiata nella giungla, sosta relax con visita e pranzo alla thè farm BOH, entrata in un museo della fauna locale (insetti, serpenti e rettili vari). Costo: 12 € a persona cibo e bevande escluse.
Il mattino seguente dopo aver salutato il gruppetto di anziani cinesi sempre in tuta, ci attende il pulmino per il Taman Negara National Park (nel prossimo articolo spiegherò di che pulmino si tratta).
[alert type=”success” dismiss=”no”]Il viaggio di Thomas in Malesia continua nella giungla primordiale del Taman Negara National Park. Leggi l’articolo »[/alert]